Intervista a Anna Ceschini

Oggi riportiamo l’intervista a Anna Ceschini.

Perché sei entrato negli scout?

Sono entrata nel Branco di Piedicastello ad 8 anni e ho chiesto alla mia mamma perché aveva scelto di mandarmi e mi ha risposto: “Perché c’erano andati anche i tuoi fratelli”.

Come era la tua divisa/fazzolettone?

Finché ero nel gruppo di Piedicastello il fazzolettone era blu con una striscetta bianca e una rossa. Poi il gruppo è stato inglobato nel Trento 4 e il fazzolettone era blu, con striscette azzurra e verde. La camicia era quella azzurra, rigorosamente ereditata dai fratelli (ma comunque in origine acquistata al Bivacco), mentre il maglione blu era stato fatto a maglia dalla mia mamma.

Come era organizzato/strutturato il gruppo?

Quando sono entrata nel Branco del Piedicastello mi ricordo che il Reparto era solo maschile, quindi quando siamo passate noi bambine, abbiamo formato una “squadriglia libera” femminile, che poi negli anni successivi si è ingrandita e suddivisa in più squadriglie.

Poi ho sempre avuto memoria della presenza del Branco, del Reparto, del Noviziato, del Clan e della Comunità Capi.

Cosa ti porti nel cuore di questa esperienza?

Sicuramente le persone che ho incontrato e le relazioni create (alcune ancora vive dopo tanti anni), poi i posti che ho visto, la meraviglia provata durante alcuni giochi notturni e ai fuochi serali, la soddisfazione di mangiare la cioccolata di nascosto in tenda dopo l’assalto alla Cambusa e la fatica fisica di certe Route.

Nel cuore mi porto gelosamente i bambini e i ragazzi incontrati al campo profughi di Borozjia, dove eravamo andati col clan a fare animazione durante la guerra nei Balcani negli anni ’90. È stato molto forte emotivamente.

Agosto 1992 clan del Trento 4 a Borozjia

Un momento importante è stato sicuramente il mio ritiro pre-Partenza dal clan, che ho fatto in un luogo in cui poi sono tornata in altri momenti significativi e importanti della mia vita.

Dell’esperienza come capo Branco mi porto nel cuore le storie di certi bambini che ho incontrato e la bellezza di inventare e organizzare le varie esperienze per loro assieme gli altri capi.

Che immagine associ alla tua esperienza scout?

Lo zaino è la prima immagine che mi è venuta in mente dopo aver letto la domanda. E l’attenzione a metterci le cose importanti, ma leggere, da portarsi dietro. Credo che l’essenzialità sia proprio il “marchio” che mi è rimasto addosso dall’esperienza Scout anche dopo essere uscita dal gruppo.

Hai un totem? Com’era la cerimonia?

Il mio totem è “mughetto premuroso” e mi ricordo che per averlo avevamo dovuto superare delle prove “di coraggio”, tipo assaggiare bendati degli intrugli orribili e cercare di indovinare gli ingredienti che erano stati usati per farli.

Come era fatto il reparto?

Era formato da alcune squadriglie maschili ed altre femminili, avevamo due capi e c’era di solito qualche Rover o Scolta in servizio.

Ti ricordi il nome delle squadriglie?

Accipicchia, non tutti … mi vengono in mente la squadriglia Api e la mia, quella dei Delfini. Un anno, per abbellire il nostro angolo in sede, avevamo chiesto degli enormi delfini in polistirolo che un negozio aveva in vetrina e mi ricordo le risate a portarli in sede sotto braccio in bicicletta…

Ti ricordi qualche campo?

Del Branco mi ricordo quello a Malga Vigolo e le risate la sera nella camerata; del reparto soprattutto il primo, per me la prima esperienza in tenda, con la ormai epica “notte dei cavalli”, quando alcuni cavalli erano entrati galoppando nel campo e ci avevano svegliati e spaventati. E poi mi ricordo che non mi piaceva per niente fare gli Hike di squadriglia, perché mi imbarazzava molto andare a chiedere ospitalità per la notte.

Ti è mai capitato di abbandonare/pensare di lasciare lo scoutismo?

Ho lasciato lo scoutismo dopo la mia esperienza di Vecchio Lupo, perciò dopo quasi vent’anni di attività (prima come bambina/ragazza e poi come capo). Era diventato davvero difficile conciliare la preparazione delle attività, le riunioni coi bambini, quelle della Comunità Capi con il mio lavoro e l’impegno con la famiglia, che nel frattempo avevo formato.

Negli anni poi mi è stato chiesto un paio di volte di rientrare come capo, ma non me la sono sentita per l’impegno richiesto.

Ti ricordi qualche capo significativo?

Oh sì! Del Branco Silvano Tava, Pio Zanella e Diego Poli e la sua chitarra.

In Reparto mi ricordo Giovanna Zadra e la sua Fiat 500, su cui caricava noi ragazze sghignazzanti e, all’inverosimile, tutto il materiale che ci serviva per le attività.

In Noviziato Adriano e Miriam e la loro pazienza e impegno ad accompagnarci nella nostra crescita di adolescenti inquieti.

Nel clan Silvano Deavi ed Enrica Rigotti e la loro capacità di portarci ad incontrare la realtà, a renderci responsabili attraverso il servizio.

E poi i capi dei campi di formazione come capo, magari non ricordo i nomi, ma qualche viso sì e ricordo sguardi sereni e persone contente del loro impegno nello scoutismo.

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